Le grotte di Ocizla dal castello di San Servolo

Questo itinerario percorre uno dei luoghi più belli del Carso sebbene attraversi una zona con tratti molto diversi da quelli tipicamente carsici. Si tratta anche di una zona poco conosciuta, anche io l’ho conosciuta girovagando di corsa per caso e di cui si trovano poche informazioni sul web.
Se il Carso si caratterizza per essere una terra povera d’acqua, dominata da sassi e rocce appuntite, poco terroso con una vegetazione quasi austera, qui vi si trovano quattro diversi torrenti che scendono su un fondo morbido di terra circondati dalla tipica vegetazione delle zone più umide.
Il punto di partenza è il castello di San Servolo, una costruzione risalente al IX secolo, volta a scopi difensivi, dalla quale si gode uno dei più bei panorami sul golfo di Trieste: si vede infatti Pirano, la baia di Capodistria e poi Trieste fino a Monfalcone e alla laguna di Grado. Il castello si trova infatti sul ciglio del Carso, in quella piccola parte di Carso a sud della val Rosandra, e si confonde quasi sulla roccia mantenendo comunque ben riconoscibile il suo profilo da qualunque punto lo si guardi.
Dal castello di San Servolo si segue l’unica strada asfalta, dopo poche decine di metri un cartello indica il sentiero verso la grotta di San Servolo dove si rifugiò il santo da cui il castello prende il nome, la grotta è raggiungibile in pochi minuti. L’itinerario prosegue sulla strada asfaltata per alcune centinaia di metri fino a lasciarla in corrispondenza di una curva a gomito da cui si diparte una strada bianca. Questa inizialmente attraversa una zona di landa carsica per poi inoltrarsi nel bosco e iniziare a scendere. E’ importante proseguire sempre dritti e non seguire le deviazioni che si incontrano, i cartelli che indicano il monte Slavnik permettono di non sbagliare. Quando il sentiero termina la lunga discesa e comincia la salita dopo poche decine di metri compare sulla destra un sentiero contraddistinto da un cerchio giallo sugli alberi. Se la stagione lo permette perché la vegetazione non è molto folta è possibile seguire questa traccia, altrimenti si prosegue diritti verso l’abitato di Ocizla. Nel primo caso, è necessario seguire i segnali gialli che inizialmente percorrono un sentiero largo e ben segnato ma poi deviano a sinistra su una piccola traccia (la svolta è indicata da un tratto giallo su una roccia a terra) fino al paese di Ocizla. Questo tratto costeggia un torrente per poi attraversarlo, ripercorrerlo a ritroso fino al paese. Giunti in un modo o nell’altro al centro di Ocizla che possiamo identificare nella tettoia con la fontana nei pressi di uno slargo si gira a sinistra e si prosegue la strada asfaltata per alcune decine di metri finché sulla destra un cartello indica il proseguimento dell’itinerario marchiato del cerchio giallo. Da qui è sufficiente non perdere di vista i segnali gialli e proseguire lungo un percorso che costeggia torrenti, li attraversa, raggiunge cascate, piccoli canyon e costruzioni ormai diroccate. Ad un certo punto questo percorso sbocca in una larga carrareccia che porta a Beka, un altro piccolo abitato sloveno. Qui le indicazioni gialle non sono visibili, bisogna proseguire a sinistra, in discesa, superare uno stagno sulla destra finché sulla sinistra si diparte un sentiero segnalato con i soliti cerchi gialli. Si attraversa quindi una nuova zona caratterizzata da cascate e rocce scolpite dall’acqua. Ad un certo punto, nei pressi di alcune panchine per il pic-nic, il sentiero si divide in due: percorrendo il tratto di sinistra si ritorna a Ocizla, percorrendo il tratto di destra si segue una scorciatoia che porta sul sentiero che collega Ocizla a San Servolo. Si torna così, in un modo o nell’altro, al punto di partenza.
E’ difficile descrivere in dettaglio questo percorso nella sua interezza perché sarebbe veramente lungo elencare tutti i punti di interesse che si incontrano, il fatto che questi siano identificati con dei cartelli nella ostica lingua slovena di certo non aiuta.
Concludendo, il sentiero dei cerchi gialli si snoda attraverso quattro diversi torrenti la cui acqua va a formare le grotte di Ocizla. Le grotte di Ocizla sono solo un elemento, lungo il percorso si incontrano anche cascate, piccoli canyon, costruzioni diroccate, stagni e alberi maestosi. Dove finiscano questi torrenti non è dato sapersi, tra le grotte di Ocizla infatti ci sono anche i quattro inghiottitoi: una sorta di imbuti che portano l’acqua dei torrenti nel sotterraneo e da lì se ne perdono definitivamente le tracce.